SALVE CARI ESPERTI,
SONO UNA RAGAZZA DI 23 ANNI E STO PER LAUREARMI NELLA FACOLTA DI PSICOLOGIA CORSO DI SCIENZE PSICOLOGICHE… E VOLEVO ESSERE TOLTA 1 DUBBIO, ANCHE SE APPARENTEMENTE STRANO, MA SICCOME LA MIA TESI VERTE SUGLI ASPETTI DELLA COMUNICAZIONE DEI NON UDENTI, E SOPRATTUTTO SUL BILINGUISMO NELLE SCUOLE, VOLEVO CHIEDERE: è POSSIBILE DEFINIRE IL BILINGUISMO COME UNA SORTA DI COMUNICAZIONE UTILIZZATA DAI NON UDENTI? XKE IN MOLTISSIME RICERCHE FATTE SU INTERNET SI PARLA SEMPRE DI METODI RIABILITATIVI ALLA COMUNICAZIONE E MAI COMUNICAZIONE VERA E PROPRIA.. QUINDI VI CHIEDO: DIREI 1 STUPIDAGGINE SE AFFERMO CHE IL BILINGUISMO è UN TIPO DI COMUNICAZIONE DEI SORDI? GRAZIE X L’ATTENZIONE,
Cara Anonima,
la ricerca condotta negli ultimi anni evidenzia che la sordità va considerata a parte, rispetto al problema dell’handicap in generale.
Ogni bambino sordo, qualunque sia il livello della sua perdita di udito, dovrebbe avere l’opportunità di crescere
bilingue. Tramite la conoscenza e l’uso della lingua dei segni come della lingua orale (nella sua forma
scritta e, ove possibile, parlata), il bambino potrà acquisire appieno le sue capacità cognitive, linguistiche
e sociali. Il bilinguismo consiste nella conoscenza e nell’uso regolare di due o più lingue. Il bilinguismo nella
modalità lingua dei segni-lingua orale è il modo migliore in cui il bambino sordo potrà soddisfare i suoi
bisogni, che sono quelli di comunicare con i propri genitori, sviluppare le abilità cognitive, acquisire
conoscenza del mondo, comunicare in modo soddisfacente con chi lo circonda, e relazionarsi
culturalmente al mondo degli udenti e dei sordi.
Se inserita in questo quadro riteniamo che la tua affermazione possa avere un senso profondo. Ad ogni modo, dal momento che ci sono vari orientamenti sull’argomento, ti consigliamo un libro che ci sembra interessante: "Liguaggio e Sordità", di Caselli, Maragna e Volterra, edizione Il Mulino.
In bocca al lupo per la tua carriera universitaria!,Anonima, 23 anni,13-10-2010,Info varie ed eventuali,bilinguismo